Tommaso dove eri quando Gesù apparve?

ris4.jpgTommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Il Vangelo ci dice che quando Gesù apparve dopo otto giorni dalla risurrezione Tommaso non era presente. Non è detto dov’era. Sarebbe interessante saperlo, visto che quando gli altri apostoli di Gesù gli dicono dell’apparizione e lui noi crede. Ma un tentativo di spiegazione lo possiamo fare in questa sede. Certo non stava nel cenacolo, quindi non stava insieme agli altri, non stava spiritualmente e psicologicamente insieme al gruppo, camminava per conto suo, era preso dai suoi pensieri, dal suo scetticismo circa la vera risurrezione del Signore. E’ questa è la condizione di coloro che chiusi in se stessi, nelle proprie convinzioni, forti solo dei loro pensiero, non possono incontrare Dio, non possono riconoscere il Signore, né accettarlo vivo in mezzo a loro. Chi è pieno di stesso, del proprio io, non potrà incontrare Dio. Questa è la condizione dello scettico Tommaso, che passerà alla storia come l’incredulo, come l’uomo della verifica, come lo scienziato che deve vedere e toccare per accertare la verità. Quella verità di ragione legittima da tutti i punti di vista del pensare umano, ma non più comprensile alla luce del pensiero di Dio. I miei pensieri non sono i vostri, il vostro modo di agire non è mio, dice il Signore. Ed è effettivamente così. Oggi non crediamo più come una volta, siamo tutti scettici, dubbiosi, bisognosi di certezze, senza le quali non ci avventuriamo da nessuna parte. Invece, la fede, il credere contro ogni certezza umana, è la via maestra alla verità e alla libertà. Di certo cosa possiamo avere nulla. E’ di poche ore la morte improvvisa in campo di un giovane giocatore della Serie B, il povero Gianmario Morosini, che ha lasciato impressionati non solo i giocatori in campo, ma anche le persone che stavano allo stadio, la gente che ha seguito in diretta Tv la partita del campionato. Ecco come lui lasciamo questo mondo improvvisamente, per un amalore, un incidente, per una malattia seria, per banalità, per distrazioni, per non cura. La morte che è all’angolo della strada sulla via di ognuno di noi, potrebbe farci vivere male, non più pensare al futuro, vivere nella depressione, non avere prospettive, ne programmi. Invece, non è così. Proprio perché una certezza esiste ed è quella della morte, noi dovremmo vivere da risorti, da persone che amano la vita, perché la vedono alla luce di Cristo, vincitore della morte.

Tommaso dopo la prima assenza, è presente nella successiva apparizione di Gesù agli apostoli. E lì sappiamo cosa accade. Gesù lo invita a toccare e a mettere le mani nel mistero della risurrezione, a fare i conti con l’impossibile, a fare i conti con la vita oltre la vita, quella eterna e definitiva. Gesù si presenta con i segni distintivi della sua morte, per dire che l’esperienza del dolore e della croce non si esaurisce, ce la portiamo con noi, nella nostra identità e nella nostra personale caratterizzazione. Ma il dolore, come le ferite, nella risurrezione di Cristo aquistano luce. Acquistano luce anche le nostre debolezze e fragilità perchè redente dall’amore misericordioso di Cristo. In Lui troviamo le ragioni di sperare e vivere nella prospettiva di una vita senza fine. Si tratta di fare la nostra umile confessione di fede, come Tommaso di fronte all’evidenza del mistero del Cristo risorto. E dire con smeplicità: “Signore mio e Dio mio”. Solo Cristo è il nostro Signore e solo Lui è il Figlio di Dio che si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo, è morto sulla croce per noi e aperto a noi una via di salvezza eterna con la quale dobbiamo confrontarci continuamente.

Buona domenica della Divina Misericordia.

P.Antonio Rungi, passionista.

Tommaso dove eri quando Gesù apparve?ultima modifica: 2012-04-14T18:29:00+02:00da pace2005
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