Passionisti. Un Capitolo generale per ristrutturare, rilanciare, rinnovare la Congregazione della Passione.

Foto-0112.jpgFoto-0113.jpgLa Congregazione della Passione di Gesù Cristo non nasce oggi, a limite rinasce, dopo una lunga fase di gestazione, non priva di difficoltà, di disorientamento, di problemi di vario genere. Il prossimi capitolo generale che si svolgerà a Roma nei mesi settembre- ottobre 2012 è un atto giuridico fondamentale per rinnovare strutture, persone, uffici e iniziative, ma è soprattutto un momento di progettazione del  futuro al fine di rilanciare la famiglia della passione, fondata da San Paolo della Croce, nel  XVIII secolo.
Esso si celebrerà a Roma, nel Ritiro dei Santi Giovanni e Paolo ed inizierà domenica 9 settembre e terminerà domenica 7 ottobre. Le Costituzioni dei Passionisti, al riguardo, affermano: “La suprema autorità della Congregazione compete al Capitolo generale…”  Esso si raduna per compiere funzioni legislative ed elettive e per promuovere la fedeltà della Congregazione sia al suo progetto comunitario sia al servizio della Chiesa. Sono pertanto suoi compiti primari: discernere le manifestazioni dello Spirito nei segni dei tempi per essere forte dinamismo nel costante rinnovamento e aggiornamento; promuovere l’autentica indole della Congregazione, perché risulti evidente dovunque siano i nostri religiosi; verificare lo stato della Congregazione e chiarire gli obiettivi comuni riguardanti la nostra vita comunitaria e la nostra attività apostolica; promuovere la solidarietà e mantenere l’unità, senza per questo esigere l’uniformità; valutare l’operato del governo generale, l’attuazione dei programmi del precedente capitolo generale e del sinodo generale senza però esercitare il potere amministrativo, che dipende dal superiore generale e suoi collaboratori;  eleggere il superiore generale e il suo consiglio”.
In sostanza ha una duplice finalità: quella di programmare e quella di eleggere i nuovi responsabili della Congregazione che dovranno attuare nel sessennio quanto deciso.
I Passionisti, come altri istituti di vita consacrata, nei Paesi occidentali stanno attraversano una profonda crisi di vocazioni. Da qui la necessità di ridimensionare presenze, attività e chiudere conventi per salvaguardare una migliore qualità della vita, lasciando molte volte in difficoltà le chiese locali, le popolazioni, che hanno grande stima dei religiosi, figli spirituali di San Paolo della Croce.
Dall’altro lato è in atto una crescente espansione e diffusione della Congregazione della Passione nei Paesi africani, asiatici e sudamericani. Il nuovo volto dei passionisti lo si incontra in queste giovani chiese e presenze passioniste all’estero. Tutto questo deve essere attentamente valutato e giudicato, proprio nell’ambito del Capitolo generale. A tale scopo, sottopongo all’attenzione di quanti sono chiamati a dare direttamente il loro contributo di idee e di decisioni nel Capitolo generale, quello che nel 1994, il Beato Giovanni Paolo II, allora Papa, scrisse al Superiore generale del tempo, padre José Orbegozo, in occasione del terzo centenario della nascita di San Paolo della Croce, che fu celebrato con grande enfasi in tutta la famiglia passionista, lasciando concreti segni di amore e devozione verso il santo fondatore della Congregazione della Passione e rilanciando spiritualmente ed apostolicamente l’istituto in tutte le parti del mondo.
Ecco quanto scrive Giovanni Paolo II e che vale la pena riprendere tra le mani, essendo state scritte queste cose da un Papa Santo.

LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II AL PREPOSITO GENERALE DEI PASSIONISTI PER IL III CENTENARIO DELLA NASCITA DI SAN PAOLO DELLA CROCE

Al diletto Figlio José A. Orbegozo Jauregui, Preposito Generale della Congregazione della Passione di Gesù Cristo

1. È per me motivo di gioia partecipare alle celebrazioni che codesta Congregazione ha indetto in onore del Fondatore san Paolo della Croce nel terzo centenario della nascita ed ho molto apprezzato il proposito di solennizzare la ricorrenza, non soltanto con manifestazioni esterne, ma più ancora con una riflessione comunitaria sulla testimonianza lasciata ai figli spirituali ed alla Chiesa da questo grande mistico ed evangelizzatore del secolo XVIII.

L’anniversario invita a volgere lo sguardo verso la Passione di Gesù, intorno alla quale san Paolo della Croce incentrò tutta la sua vita ed il proprio apostolato, facendone dapprima una mistica esperienza e poi annunciandola agli altri sia nella predicazione che nella direzione spirituale.

Egli comprese a fondo l’insegnamento, particolarmente vivo nel Vangelo di Giovanni, secondo cui la Passione di Gesù è anche la sua glorificazione, la sua esaltazione, in quanto è l’obbediente accoglienza dell’amore infinito del Padre e la sua partecipazione a tutti gli uomini. Egli vide, inoltre, in Gesù Crocifisso, secondo l’espressione della Lettera ai Colossesi (Col 1, 15), l’immagine vivente del Padre, l’icona perfetta dell’invisibile Iddio. Sono rimaste giustamente celebri alcune espressioni con cui egli manifestava la sua profonda comprensione del mistero della Croce: “La Passione di Gesù è la più grande e stupenda opera del Divino Amore” (San Paolo della Croce, Lettere II, 499) è “il miracolo dei miracoli del Divino Amore” (Ivi, 726). “Dal mare della Divina Carità – soleva dire – procede il mare della Passione di Gesù e questi sono due mari in uno” (Ivi, 717). Non c’era niente per lui di così adatto a convertire i cuori induriti come l’annuncio della Passione di Gesù.

2. Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche – e in particolar modo della nostra – è di portare l’umanità incontro a Cristo, incontro al mistero pasquale, che, attraverso la Croce e la morte, conduce alla risurrezione. In quel mistero Cristo si unisce ad ogni uomo, gli rivela il volto del Padre e rivela pienamente l’uomo a se stesso (cf. Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, 10-13). Nella Lettera apostolica Salvifici doloris sul senso cristiano della sofferenza umana – un documento particolarmente vicino al carisma di codesta Congregazione – mi sono soffermato sul mistero della Croce in rapporto al drammatico problema della sofferenza dell’uomo ed ho rilevato che è proprio mediante la Croce che avviene l’unione di Cristo con ogni uomo (Giovanni Paolo II, Salvifici Doloris, n. 20).

L’uomo del nostro tempo percepisce con singolare vivezza la drammaticità della sofferenza e sente fortemente l’urgenza di fare in modo che la persona non venga lasciata sola con se stessa di fronte al dolore. Molto può fare in tal senso la solidarietà di chi è mosso dalla carità, soprattutto quando egli è in grado di trasmettere la buona notizia della redenzione della sofferenza mediante la Passione di Gesù.

3. La Congregazione dei Passionisti, che fin dall’inizio si è impegnata con tutte le forze nel campo della evangelizzazione, è chiamata oggi ad operare con rinnovato vigore a servizio della nuova evangelizzazione: il mistero della Croce è il fulcro intorno al quale ogni sforzo in tal senso dovrà convergere. I figli di san Paolo della Croce sono gli eredi di una lunga tradizione di catechesi e di annuncio del Vangelo mediante le missioni popolari, gli esercizi spirituali, la direzione spirituale e tutti quei mezzi che l’amore di Dio “ingegnosissimo” (Reg., 1775, c. 16), sa escogitare. Occorre perseverare in questo impegno rinnovando le forme tradizionali ed approntandone di nuove, in sintonia con lo zelo del Fondatore.

Mi rallegro anche delle numerose missioni che la Congregazione ha assunto in Paesi particolarmente bisognosi di evangelizzazione, attuando un progetto che fu sempre nell’anima di san Paolo della Croce. Nelle inevitabili difficoltà che questi compiti implicano, esorto tutti i suoi membri a mantenere ferma la persuasione che Dio sta preparando una grande primavera cristiana e missionaria, di cui già si vede l’inizio (cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 86). Essenziale è che essi non dimentichino mai che la Croce è il segno distintivo che identifica il cristianesimo come tale e lo distingue da ogni altra religione. Nell’epoca attuale in cui spesso la confusione si insinua in tante anime, soprattutto attraverso la penetrazione di sette e culti esoterici, i Passionisti sono chiamati a mettere in evidenza la peculiarità e l’insostituibilità del kerigma della Croce, costitutivo essenziale dell’annuncio della salvezza.

4. San Paolo della Croce comunicò il “carisma” della Passione anzitutto ai “compagni”, che fin dalla prima giovinezza si sentì ispirato a raccogliere intorno a sé e poi, per il loro tramite, all’intera Congregazione e agli altri Istituti e Movimenti che ad essa fanno riferimento. La Chiesa ha riconosciuto l’autenticità di questo carisma, affidando alla Congregazione il compito specifico di mantenere perennemente viva la “memoria Passionis”, coltivandola sia nella ricerca spirituale, personale e comunitaria, sia nell’apostolato rivolto direttamente al popolo. È infatti di vitale importanza fare in modo che non venga resa vana la Croce di Cristo (cf. 1 Cor 1, 17), vigilando per smascherare la menzogna con cui il mondo tende ad appropriarsi degli stessi doni di Dio e a deformare l’immagine di Cristo impressa con il battesimo nei credenti.

Tale discernimento richiede profondo distacco dalle cose del mondo e autentica povertà di spirito, virtù che tanto stavano a cuore al Fondatore, il quale parlava in proposito di mistica morte per rinascere in Dio, invitando a immergersi nel proprio nulla: niente potere, niente avere, niente sapere.

Fedeli alla tradizione che li vuole maestri di preghiera (cf. Cost., 37), i Passionisti continueranno a coltivare una forte spiritualità che comunichi a tante altre anime assetate di perfezione il desiderio di partecipare all’annientamento di Cristo per rinascere ogni giorno ad una vita più alta (cf. Giovanni Paolo II, Redemptionis donum, 10). Ciò suppone un profondo ascolto di Dio, impegno che san Paolo della Croce, nel suo testamento spirituale, intendeva salvaguardare e custodire per mezzo della povertà, della solitudine e dell’orazione. È proprio l’ascolto di Dio che rende possibile l’ascolto dell’uomo, delle sue sofferenze, della sua fame di Dio e di giustizia.

5. La Passione di Gesù e la sofferenza umana formano oggi uno dei temi più attuali rispettivamente della teologia e delle scienze umane. Su di esso ci si incontra più facilmente nel dialogo sia con i cristiani di altre confessioni che con gli altri credenti in Dio e, in genere, con gli uomini animati da una sincera ricerca di giustizia e di amore. Tra i figli di san Paolo della Croce vi sono stati degli autentici precursori del movimento ecumenico, appassionati apostoli dell’unità di tutti i cristiani, quali il beato Domenico Barberi e il padre Ignazio Spencer. Essi si sentivano eredi dell’ansia per l’unità propria dello stesso Fondatore, che pregava intensamente per questo scopo.

Anche i Passionisti di oggi non devono essere da meno, ma continuare ad additare in Cristo crocifisso Colui che col suo sacrificio ha abbattuto il muro di separazione ed ha riconciliato ogni uomo con Dio e con i propri fratelli (cf. Ef 2, 11-12). Come l’Apostolo, essi devono essere intimamente entusiasti della Croce di Cristo, follia anche oggi per il mondo, ma profondissima sapienza per chi cerca Dio, la giustizia e la pace.
6. Affido a Maria Santissima le iniziative che la Congregazione intende attuare in occasione del terzo centenario della nascita del Fondatore ed invoco dalla sua materna intercessione per ogni Passionista l’impegno e la gioia di essere testimone credibile della Croce di Cristo.

Con tali sentimenti imparto a Lei, ai religiosi e alle religiose della Congregazione della Passione e a tutti i membri di Istituti e Movimenti che si riconoscono nel carisma di san Paolo della Croce una speciale benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 14 settembre 1994, Festa della Esaltazione della Santa Croce.

IOANNES PAULUS PP. II

a cura di Antonio Rungi cp

 

Passionisti. Un Capitolo generale per ristrutturare, rilanciare, rinnovare la Congregazione della Passione.ultima modifica: 2012-07-08T10:04:35+02:00da pace2005
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