Gli auguri di Pasqua del Superiore generale dei Passionisti

marchio_passionisti_gr.jpgCarissimi fratelli della Congregazione e religiose e laici della Famiglia passionista,

saluti a tutti nel nome di Gesù che nella Liturgia della domenica delle Palme abbiamo contemplato entrare di nuovo a Gerusalemme seduto su un puledro di asina mentre una grande folla festante gli andava incontro con rami di palma cantando l’Osanna di Dio: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Gv. 12,13) 

Il Vangelo ci riferisce che “in un primo tempo i discepoli non compresero questo fatto”, ma lo comprenderanno dopo la Resurrezione. E’ un’accoglienza festosa che confermerà i farisei nel ricercare la sua morte: “Vedete tutto il mondo gli va dietro”.

Anche noi, come i discepoli, rimaniamo stupiti per un ingresso trionfante che sembra fuori luogo e incomprensibile perché aprirà la settimana che noi chiamiamo “santa“, ma che sarà di grande sofferenza e di morte in croce per Gesù.

E’ Gesù stesso che ci da la chiave di lettura di quanto sta per accadere: “E’ venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità vi dico: se il chicco di frumento, caduto in terra non muore, resta esso solo. Ma se muore porta molto frutto.” (Gv.12, 23-24 )

Ma Gesù è anche uomo e teme la morte: “Ora la mia anima è turbata, e che devo dire?… Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono venuto. Padre glorifica il tuo nome!” (Gv. 12, 27)

Egli è consapevole che la sua morte sarà la gloria del Padre. La sua incarnazione avrà completo compimento sulla croce quando assumerà su di sé i peccati di tutti gli uomini e accetterà la morte che ne è la conseguenza. E’ difficile per noi comprendere che la morte possa essere gloria di Dio che è vita.

“E’ giunta l’ora” dice Gesù a Filippo, ad Andrea e ai greci che avevano chiesto loro di vederlo. Gesù accetta di essere il chicco di grano che muore per portare frutto per l’umanità e per tutto il creato. Gesù è inviato dal Padre come Maestro e Agnello da sacrificare per salvarci. Quello che accade nella Settimana Santa è la scuola più alta di Dio, è il magistero sommo della Trinità per farci comprendere Dio, la sua presenza nel mondo e cosa Lui stesso vuole da noi.

Nel processo del Venerdì Santo in una delle risposte che darà a Pilato, Gesù chiarirà ancora di più il perché della sua Incarnazione e Passione: “Io sono nato per questo e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità.” (Gv. 18,37 )

E per Gesù rendere testimonianza alla verità è compiere la redenzione dell’umanità e la ricomposizione del cosmo nella volontà del Padre: “l’opera che tu mi hai dato da fare.”

Morendo sulla Croce rende la testimonianza suprema alla verità di Dio che è Amore e lo glorifica. Gesù sulla Croce è il messaggio d’amore di Dio, è la nuova “Tavola della Legge” non incisa sulla pietra come per Mosè sul Sinai, ma incisa sulla sua carne: “Vi do un comandamento nuovo, amatevi come io vi ho amato … non esiste amore più grande del dare la propria vita”.

Gesù sulla Croce assumendo su di sé i peccati del mondo e facendosi “servo” si svuotò di ogni potere consegnandosi agli uomini che lo avrebbero rifiutato, condannato a morte e che lo avrebbero dileggiato anche mentre stava morendo sulla Croce davanti a Sua Madre. Ed oltre che essere abbandonato dai discepoli e dal suo popolo egli accettò di esserlo anche dal Padre al quale gridò la sua nostalgia e la sua preghiera di Figlio: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt. 27,46 )

Poi si dimentica di se stesso anche sulla croce, mentre si dissanguava e il tramonto diventava notte alle tre del pomeriggio su tutta la terra. L’amore è la verità e la gloria del Padre e Gesù ancora “maestro” pure se crocifisso, intercede per coloro che lo stavano facendo morire in modo così atroce: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. (Lc. 23,34); “Oggi sarai con me in paradiso” (Lc 23,43) dirà ad uno dei malfattori crocifissi con lui; “Donna ecco tuo figlio”, dirà a Maria sua madre, indicando Giovanni. Poi gridando a gran voce Gesù consegnò fiducioso nelle mani del Padre il suo spirito: “Tutto è compiuto”.

Ma dopo tre giorni, come aveva predetto, risuscitò e apparve agli apostoli in Gerusalemme e in Galilea sulle rive del lago di Genezaret, li confermò nella fede e nel ministero e li inviò missionari nel mondo.

Anche noi siamo parte di quel mandato e di quella missione. La nostra fede poggia in Gesù, nella sua morte e resurrezione: vana sarebbe la nostra fede, scrive S. Paolo Apostolo, se Cristo non fosse risorto. Ma Cristo nostra Pasqua è veramente risorto!

Questo noi crediamo senza richiedere di toccare con il dito le ferite prodotte dai chiodi nelle sue mani, come l’apostolo Tommaso, né mettere la mano nella larga ferita del costato; vogliamo solo adorarlo senza la necessità di toccarlo come Maria Maddalena vicino al sepolcro la mattina della resurrezione: la sua era pura fede d’amore.

Lo stesso S. Paolo della Croce, nostro Fondatore, più volte nelle sue lettere, invita a vivere di pura fede d’amore.

E la Pasqua con la solidarietà totale di Gesù espressa sulla croce è un’opportunità da non perdere. Vogliamo essere gloria del Padre, vogliamo rendere testimonianza alla Sua verità che è amore sia con le scelte personali che comunitarie e della Congregazione intera. Anche i laici della Famiglia passionista potranno rendere testimonianza con le scelte personali e nella vita familiare e nel lavoro.

Siamo altresì convinti che la verità di Dio riportata nella Sacra Scrittura e ricordata dai profeti e che ha avuto in Gesù, Parola di Dio incarnata, la sua massima espressione, è ancora seminata nella storia del mondo. E’ nostro compito approfondirne la conoscenza e saperla leggere anche nei segni dei tempi. Dio è vivo, è presente tra noi e ci parla ancora.

Un ricordo fraterno e di stima per il loro particolare  ministero pastorale ai Vescovi passionisti. Auguro a tutte le comunità e alla Congregazione intera Buona Pasqua con la capacità di riconoscere la presenza di Dio tra noi e di ascoltare la Sua parola. La solitudine ed il silenzio, la distanza critica dal mondo e la preghiera, come ci ricordano le Costituzioni, ci potranno aiutare a riconoscere, ad ascoltare e a contemplare la Sua parola e la Sua presenza.

Un ricordo ed un augurio particolare ai religiosi e alle religiose passioniste claustrali e di vita attiva e ai laici della Famiglia passionista ammalati e a quanti soffrono nello spirito, a quanti sono nel dubbio o vivono nella depressione. Il sepolcro vuoto di Gesù Risorto ci invita alla fiducia e alla fede.

Un saluto gioioso ai giovani, speranza della Congregazione: Cristo è risorto e noi siamo risorti con Lui. Alleluia! Guardate avanti con perseveranza nella vocazione. Sarete sorpresi di sperimentare come Lui vi parlerà lungo il cammino della formazione, ma lo riconoscerete, come i discepoli di Emmaus, soltanto allo spezzare del pane prima che faccia sera.

BUONA PASQUA a tutti anche a nome del Consiglio generale e dei religiosi della Comunità dei SS. Giovanni e Paolo. Gesù Risorto illumini i nostri giorni!

 

 Ritiro dei SS. Giovanni e Paolo                                        P. Ottaviano D’Egidio

 

Roma, 1º aprile 2012                                                                     Superiore Generale cp

 

Domenica delle Palme

 

Gli auguri di Pasqua del Superiore generale dei Passionistiultima modifica: 2012-04-04T01:25:00+02:00da pace2005
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